martedì 29 aprile 2008

No comment

Sabato mattina, sono a Montichiari con Vale e il suo nipotino Matteo, c'è una grande festa per bambini, capannoni pieni di giochi, colori e suoni di festa: siamo lì per giocare insieme a lui, ma c'è qualcosa che stona.

Mi rendo conto che nella mente c'è una "versione commentata" della mia vita.

"questi bambini non si divertono veramente...quando ero piccolo io ci si divertiva con poco, guarda adesso cosa devono inventarsi...perchè sto perdendo tempo qui?...non potevamo andare a fare un pic nic?...quando propongo le cose io, perchè non mi ascoltano mai...guarda che fila! e noi dovremmo stare in mezzo a questi pecoroni? E in più ho anche pagato! Oh, quelli ci sono passati avanti e mi hanno pure fregato il caffè che avevo ordinato, che stronzi...."

Mi accorgo che continuo a criticare e a sentirmi "poco considerato" per quello che realmente valgo. Questa considerazione interiore è un dialogo interno continuo che mi allontana dalla vita reale...ero uscito per stare allegro e arrivo alla sera con una sensazione di pesantezza e insoddisfazione. E' capitato anche a voi?

Basta con la versione commentata!
Freniamo la considerazione interiore, entriamo nella vita : )
Federico



giovedì 24 aprile 2008

Battere e-levare

Il flauto vuoto
il respiro di Dio
rende musica.
Le arcate della chiesa sono alte, impongono allo sguardo di alzarsi, permettono di essere in posizione di ascolto...
Se la mente è sgombra, i messaggi dall'alto scendono sotto forma di intuizioni e risuonano nelle azioni come musica celeste. I pensieri sono come il chiacchiericcio durante un concerto, se crescono troppo diventa difficile seguire la musica.
Buon ascolto
Federico : )

martedì 22 aprile 2008

Dipende dallo stipendio?

Qual è il valore del mio lavoro?
Oggi la risposta più scontata è lo stipendio.
Qualcuno potrebbe anche dire la stabilità del lavoro (precario o non precario?).
Pochi invece parlano di Valore in un altro senso.
Il valore del lavoro può essere visto nel risultato, i cosiddetti "frutti del lavoro".
Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni.
Il Vangelo sembra suggerire che se la mia intenzione è chiara e positiva, i frutti del mio lavoro saranno chiari e positivi, avranno valore per la mia vita...indipendentemente dal valore che il mercato dà del mio lavoro, aggiungo io.
La via battuta è difficile da abbandonare...ma i sentieri selvaggi sono più interessanti : )
Buona vita
Federico

domenica 20 aprile 2008

Il piede in due scarpe

Martedì parto con Valentina, direzione montagna: dove la terra e il cielo sono più vicini... in tutti i sensi.

Camminare in montagna: la fatica e la ricompensa sono tangibili, nel tremore delle gambe stanche e nello spettacolo dei fiori accarezzati dal vento fresco.
Nelle soste ci guardiamo negli occhi, col sorriso alternato dal fiatone, e gli unici due rumori, nell'immenso silenzio dei monti, sono il cuore che batte nel petto e il respiro che soffia sulle labbra.
E' là che mi sento più vicino a me stesso e riconoscente al grande mondo che ho davanti.

Ma la montagna è anche casa col camino acceso e pantofole.
Pigrizia, svogliatezza "Andiamo a camminare?" "No, dai, andiamoci domani che oggi sono stanco".

Viene un momento in cui bisogna decidere. Viene un momento in cui l'intenzione di andare, se ben coltivata, supera la prima barriera della non-voglia.
E allora mi preparo: giubbotto, sciarpa, guanti, pane e acqua. Pronti, via.
Esco di casa e.... ho ancora le pantofole ai piedi.

Non si può avere il piede in due scarpe: pantofole o scarponi?
Tocca scegliere

Buona vita

Federico

sabato 19 aprile 2008

Farmaci o Sforzo?

Tratto dal sito dell'OISM - Osservatorio Italiano Salute Mentale:
"Signori e signore, buongiorno. Venire a Berlino per parlare contro la tirannia psichiatrica è per me un grande piacere, ed è molto commovente.
La psichiatria non è una scienza. Il modello medico non è scientifico. Non è possibile trovare un modello: un modello è una metafora.
Il modello medico è una metafora, ossia: è l’uso del linguaggio della malattia fisica per descrivere pensieri, emozioni e comportamenti; e in esso vi è uno scopo.
Piuttosto che un concetto o una teoria, esso è un’ideologia, nel senso che le ideologie promuovono interessi e l’ideologia promossa dal modello medico è l’ideologia del controllo sociale.
La mia opinione è, quindi, che l’unica funzione del modello medico, l’unica funzione della diagnosi medica e l’unica funzione della psichiatria medica — che significa “psichiatria coercitiva” — è il controllo sociale.
Perciò, io accuso la psichiatria di non essere una scienza, bensì un’ideologia, che, in collaborazione con lo Stato, asserve la funzione di controllo sociale mascherato.
In psichiatria abbiamo un fenomeno che Thomas [Szasz] mi ha indicato la settimana scorsa chiamato Gleichschaltung (spero di pronunciarla correttamente).
Gleichschaltung è una consolidazione coercitiva del pensiero, un’omogeneizzazione delle idee: il suo fine è evitare e reprimere opinioni di dissenso affinché tutti pensino allo stesso modo.
Questo è ciò che è successo nella psichiatria: tutti pensano col “modello medico”, tutti pensano che le persone abbiano malattie mentali, tutti pensano che le malattie mentali siano causate, e se le malattie mentali sono causate allora la mente non ha alcun senso.
Quindi si potrebbe dire che questa sia una guerra tra due ideologie: l’ideologia del modello medico secondo cui noi siamo tutti automi i cui pensieri, emozioni ed azioni sono causati da agenti chimici erranti o da geni cattivi o da eventi traumatici dell’infanzia o da impulsi incontrollabili, ma comunque causati.
E se un’azione è causata, essa perde la propria qualità morale ed il proprio contenuto morale, e in tal senso è disumanizzante in quanto noi siamo fondamentalmente animali morali.
Perciò io accuso la psichiatria di promuovere questa ideologia e la conseguenza di questa ideologia è che: Anzitutto, la psichiatria non è una scienza perché reprime e stermina i suoi critici; non è una scienza perché l’essenza della scienza è la critica. L’essenza della scienza è la non-ipotesi: l’ipotesi che si presta alla critica e alla falsificazione. La psichiatria non fa questo, e a mio avviso perde il suo status di scienza.
Quindi accuso la psichiatria di essere un’ideologia e non una scienza. Un’ideologia al servizio del controllo sociale.
E so che quanti tra voi qui si oppongono alla psichiatria coercitiva hanno amici o parenti che sono dalla sua parte, che l’hanno usata, o che hanno affidato i loro figli o genitori a ospedali psichiatrici perché non sanno che altro fare. E non sto minimizzando il problema del “cos’altro fare”: esso dev’essere affrontato, ma dobbiamo anche capire che la dinamica politica che si cela dietro alla psichiatria coercitiva è un mandato della gente.
Vi sono due cose che le persone vogliono e, al contempo, non possono tollerare: la tirannia e la libertà. Vogliamo un maggiore controllo sociale garantito da una legislazione autoritaria, ma al contempo vogliamo la libertà. D’altro canto siamo spaventati dalla nostra libertà, poiché libertà significa disordine; libertà significa novità; libertà significa deviazione dalle convenzioni. E se non possiamo tollerare questo, allora, vogliamo un grado di ordine sociale il più elevato possibile.
Con la psichiatria coercitiva possiamo mantenere l’illusione di vivere in uno Stato governato dalla legge perché le eccezioni vengono camuffate da cura medica attraverso il modello medico quale ideologia.
Io accuso la psichiatria medica di: abuso, coercizione, violenza e truffa. La prova di ciò è nella voce di coloro che l’hanno sperimentata!
La reclusione forzata in un ospedale psichiatrico è un abuso! Non è che a volte se ne abusi. A volte è scandaloso ciò che accade alle persone che vengono letteralmente trascinate dalle loro case da una polizia segreta e portate in un ospedale psichiatrico contro la propria volontà — un posto chiamato “ospedale” psichiatrico — dove vengono immobilizzati con cinghie di cuoio, drogate contro la propria volontà e sottoposte a lavaggio del cervello. E se non ritengono di essere malate di mente, questo verrà annoverato come sintomo che conferma la loro malattia.
Quindi troverete in alcune cartelle cliniche che uno dei motivi per cui una persona viene definita schizofrenica è perché non ha consapevolezza della propria malattia. Quindi se neghi la malattia ciò verrà considerato una prova contro di te, la prova che hai la malattia, e quindi vieni messo in un’istituzione totale, dove si perde l’autonomia sui propri spostamenti, sulla parola, sui pensieri e sui comportamenti.
Negli anni mi è stato spesso chiesto di aiutare le persone a uscire dagli ospedali psichiatrici. Io rispondo: “È molto facile, se la persona ha sufficiente autocontrollo. Tieni la bocca chiusa, fai ciò che ti dicono, mostrati felice e in due settimane sarai fuori!”.
E, sorprendentemente, molte persone sentendo ciò capiscono, perché per la prima volta si sentono dire “Non sei in un ospedale: sei in una prigione! Sei in una situazione involontaria.” Queste persone ti tratterranno fintanto che darai voce a pensieri che essi non capiscono o apprezzano, o se esprimi sentimenti che li spaventano, o se agisci in modo da violare il loro senso di regole di condotta.
Ti tratterranno all’ospedale come malato di mente finché potranno lavarti il cervello e trasformarti con i farmaci in un robottino obbediente che può essere considerato innocuo, nonostante l’effetto di questi psicofarmaci sia la soppressione del pensiero. L’effetto degli psicofarmaci più potenti — che sono estremamente pericolosi — causano la discinesia tardiva.
Dal mio tirocinio ad oggi, vedo persone che assumono questi farmaci e questi farmaci, di fatto, rendono le persone più conformiste — io chiamo questi farmaci “Conformazina”, “Obbedienzina”. Loro invece li chiamano con altri nomi: “Stelazina”, “Compazina” — ma sono “Remissività-zine”!
E la gente diventa robotizzata, ma non è in grado di pensare, né di ricordare. I loro cervelli sono danneggiati, le loro menti sono danneggiate, ma non recano più fastidio e quindi vengono considerati dagli psichiatri “sotto controllo”.
Io ritengo la somministrazione coatta di farmaci un abuso! Nessuno dovrebbe essere mai obbligato ad assumere un farmaco contro la propria volontà. Eppure questa è una pratica comune in psichiatria e viene razionalizzata e giustificata in questo modo: è per il bene e l’interesse della persona. “Arbeit macht frei”: il lavoro rende liberi. Gli psicofarmaci rendono liberi. È lo stesso tipo di pensiero. E noi tutti ci crediamo, perché ci viene detto da esperti. E la macchina della propaganda (il governo) diffonde questo concetto: che esiste una cosa come la “schizofrenia” e le altre malattie mentali, che sono curabili o alleviabili con gli psicofarmaci: “Arbeit macht frei”, il lavoro rende liberi. Gli psicofarmaci rendono liberi! Questo è “Gleichschaltung”.
Io accuso la psichiatria di sfruttare il modello medico per crearsi un’identità propria.
Questo era molto chiaro negli anni ’60. Allora Szasz, Ernest Becker ed io eravamo realmente interessati alla scienza ma eravamo anche molto interessati alla storia delle idee, alla filosofia, alla psicologia, all’antropologia, alla sociologia. E vi era un crescente numero di terapeuti non-medici che iniziavano a esercitare, e gli psichiatri si sentirono minacciati. Dovettero ristabilire la propria identità medica. E quindi ciò che essi fecero per ristabilire la propria identità medica fu: imboccarono il sentiero riduzionista, intrapresero il sentiero della psichiatria biologica in cui tutte queste cose — ansia, depressione, rabbia, tutti i mali umani — sono il risultato di qualche tipo di funzione cerebrale errante, o di un’anatomia cerebrale o di una fisiologia erronee, o di squilibri chimici.
Ed una delle funzioni di questa ideologia è di fare degli psichiatri dei medici. Perché se gli psichiatri saranno medici, allora i loro pazienti debbono essere dei malati.
Se i pazienti non sono malati, gli psichiatri non sono medici e quindi gli psichiatri devono (ed alcuni di essi lo sanno pure e ne parlano) creare la propria identità medica per il loro prestigio, per il loro Ego, per i propri benefici finanziari sulla pelle delle persone che essi definiscono “malati mentali”.
Erving Goffman disse: “Gli psichiatri definiscono le persone come il tipo di oggetti su cui le attività della psichiatria sono appropriate”.
La mente non avrebbe senso se questi comportamenti, pensieri e emozioni, che vengono etichettati come “mentalmente malati”, fossero causati da fattori biochimici o genetici. Allora i pensieri sarebbero semplicemente come il singhiozzo o la tosse. Sarebbero solo estrusioni prive di senso.
Io accuso la psichiatria di affermazioni false e fraudolente. Per esempio, che la depressione è causata da uno squilibro biochimico. Questo è falso! Eppure, tutti sembrano credere sia vero.
Negli USA la gente viene regolarmente da me dicendomi: “Io ho uno squilibrio biochimico!”. Chiedo: “Come lo sai? Hai effettuato un test?” (No, perché non vi sono test!) “Sei andato in laboratorio a fare un prelievo del sangue?” (No, perché non vi sono test!) “E allora come fai a sapere di avere uno squilibrio biochimico?” “Beh, la zia di mia madre sta prendendo il Prozac e dice di avere uno squilibrio biochimico, ed io mi sento depresso come lei.” Oppure: “L’ho letto nel New York Times.” Oppure: “L’ho sentito alla radio.” Signori e signore... la depressione è l’unica malattia nota all’uomo che si sia diffusa per passaparola!
Perché anche dal punto di vista biochimico il Prozac, per esempio — non so se usate il Prozac in questo paese, ma dev’esserci qualcosa come il Prozac o altri antidepressivi — si suppone debba aumentare il livello di serotonina nel cervello perché è un inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina, ossia inibisce la ricaptazione della serotonina negli spazi sinaptici dove avviene la trasmissione neurale incrementando [e bla-bla-bla]...
La depressione è considerata essere dovuta ad un livello troppo basso di serotonina perché gli antidepressivi SSRI incrementano il livello della serotonina. Queste sono le prove in base a cui la psichiatria proclama che la depressione è una malattia.Quantunque, siccome non hanno critici, nessuno ode mai che la serotonina viene incrementata immediatamente ma la depressione non si allevia prima di sei settimane!
La depressione è un malessere spirituale che sopraggiunge allorché perdiamo la speranza. Gli psichiatri considerano la disperazione come un sintomo principale della depressione. Ora, la disperazione è dovuta ad un diminuito livello di serotonina oppure il livello diminuito di serotonina è dovuto alla disperazione?
Essi non affronteranno questa questione, che è la prova che la loro non è una scienza, la prova che essi operano ideologicamente e che la funzione di questa ideologia è il controllo sociale, controllo sociale mascherato in alleanza con lo Stato perché vi è un mandato pubblico per un ampio raggio di controllo sociale per procura legale.
Io accuso la psichiatria di collusione con le industrie farmaceutiche al fine di rafforzare la propria identità. Ogni rivista psichiatrica è finanziata dalle industrie farmaceutiche. Tutte quelle conferenze sono finanziate dalle case farmaceutiche. Se doveste andare alla convenzione dell’APA a Toronto fra un paio di settimane, vi trovereste le case farmaceutiche far pubblicità — ognuna di esse —, elargendo regali costosissimi agli psichiatri. Ma provate a portare superstiti della psichiatria, o dei critici, ai convegni psichiatrici: non potete farlo! Chiamerebbero la polizia per tenerci fuori. Ma le case farmaceutiche, loro possono entrare. Un mio amico con cui parlai la settimana scorsa mi disse che inizia a preoccuparsi... “Che ti preoccupa?” [chiesi]. Mi rispose “Beh, le case farmaceutiche ci stanno pagando tutti i pasti!”
Questa alleanza tra la psichiatria, le case farmaceutiche e lo Stato — quella che io chiamo “l’alleanza Stato/scienza” — la funzione di questa “alleanza Stato/scienza” è il controllo sociale. E l’unico modo in cui questo controllo sociale può essere effettuato è disumanizzando la gente, dicendo che i loro pensieri, emozioni e comportamenti sono causati anziché scelti. Negando che la mente abbia senso.
Se il comportamento è causato, allora l’individuo che manifesta quel comportamento non ne è responsabile, perché la responsabilità implica la scelta. E il linguaggio della scelta è molto diverso dal linguaggio degli squilibri biochimici.
Potete rigirare la questione in tutte le salse, ma non potete attribuire logicamente un’azione biochimica o fisica quale causa dei pensieri, emozioni o comportamenti.
Questo è un errore logico e ora non abbiamo tempo per addentrarci nella logica di tutto questo. È qualcosa che dovrebbe essere dibattuto, ossia che non si può avere come logica e valida spiegazione di un pensiero, emozione o azione un fattore biochimico o genetico.
I fattori biochimici o genetici significano «causa ed effetto», che i pensieri, le emozioni o il comportamento sono un effetto. Ma
se intendiamo essere considerati responsabili per i nostri pensieri, emozioni e comportamenti — se intendiamo opporci alla psichiatria coercitiva! — allora dobbiamo addossarci la responsabilità di noi stessi.
Questa è l’unica alternativa, perché a meno che non ci prendiamo la responsabilità di noi stessi, a meno che il concetto di responsabilità venga allargato e promosso ed insegnato in maniera umana, cosicché i bambini fin da un’età precoce capiscano il significato della responsabilità personale, e a meno che noi adulti siamo intenzionati a prenderci la responsabilità personale, le persone allora ci accuseranno di aver agito per via di qualche fattore corporeo, qualche fattore genetico, qualche fattore biochimico o qualche trauma del passato, che causano il nostro comportamento
.
Questo nel mio Paese è stata chiamata «abuse excuse», ossia: persone che cercano di essere assolte dai propri crimini appellandosi all’infermità mentale. Questo è il rovescio della medaglia del modello medico. Da un lato il modello medico serve come giustificazione per privare le persone della loro libertà; dall’altro il modello medico serve come giustificazione per discolpare certe persone imputate di crimini attraverso una difesa fondata sul vizio di mente. Quindi, la coercizione medica e la difesa psichiatrica sono le facce opposte della stessa moneta: da un lato coercitiva verso le persone, dall’altro giustificazionista. E entrambe minano il concetto di responsabilità personale, essenziale in ogni civiltà.
Ascoltate il mio consiglio: non andate mai da uno psichiatra! Egli troverà qualcosa che non va in voi, perché tutti abbiamo qualcosa che non va, e questo finirà nei vostri fascicoli permanenti e potrà essere usato contro di voi se il vostro datore di lavoro o la vostra compagnia di assicurazione o il sistema legale riesce a entrarne in possesso; e, se vorranno, li useranno contro di voi. Questi sono archivi pubblici e ora, nell’era dei computer, sono facilmente accessibili."

giovedì 17 aprile 2008

Tolleranza zero - convivialità uno

Il modo in cui si prendono decisioni in comune influenza il risultato della decisione?


Domenica sera, alle ACLI, ho sentito parlare di un modo interessante di prendere decisioni in comune: la convivialità delle differenze.
Mi sono immaginato una tavola imbandita con tante persone diversissime che discutono, gesticolando gioiosamente e cercando di trovare soluzioni comuni; per far questo si ascoltano e si scambiano i punti di vista.
In ogni punto di vista diverso è custodito un frammento di realtà, se riesco a conquistarlo divento più ricco e si aprono soluzioni inedite al problema.

Ma spesso conquistare la realtà ha un costo molto alto: lo sforzo di ascoltare veramente.

Buona vita

Federico

"il Gange dei diritti discende dall'Himalaya dei doveri" Gandhi

domenica 13 aprile 2008

L'orologio a densità variabile



Strada ignota
il tempo è più denso
frusciare d'erba.



Avete notato? Faccio qualcosa di nuovo e mi sembra che il tempo scorra più lentamente. Faccio qualcosa di abitudinario e non mi accorgo neanche del tempo che passa...


Dentro l'abitudine sono meccanico.
La mattina esco di casa e non mi ricordo se ho lavato i denti...l'ho fatto "senza pensare", in maniera meccanica. L'attenzione è bassa e il tempo è povero.

Fuori dall'abitudine sono libero.
Provo a lavare i denti con la mano sinistra...per un attimo esco dal meccanismo, l'attenzione sale e la percezione del tempo cambia.

Arrivo a sera e sembra che il tempo mi sfugga dalle mani...come sono messo a meccanismi?

Buona vita

Federico :)

martedì 8 aprile 2008

Inatteso avvento

spiego le vele
solo ora m'accorgo:
il vento soffia.


Buona vita

Federico

lunedì 7 aprile 2008

Maschere

Un giorno Bellezza e Bruttezza si incontrarono su una spiaggia.
"Facciamo il bagno nel mare" - si dissero.
Si svestirono e nuotarono nell'acqua del mare. E dopo un poco Bruttezza tornò a riva e si vestì con i vestiti di Bellezza e andò per la sua strada.
Anche Bellezza uscì dall'acqua e, non trovando i suoi vestiti, troppo pudica per rimanere nuda, indossò le vesti di Bruttezza.
E anche Bellezza andò per la sua strada.

(Kahlil Gibran)


E' "meccanico" scambiare l'una per l'altra... ma chi ha visto Bellezza, la riconosce, nonostante gli abiti... .
Franca

domenica 6 aprile 2008

L'ombra sul muro

Nel lungo viaggio
il messaggio del Sole
s'è fermato qui.


Buona vita

Federico

martedì 1 aprile 2008

Spiritualità da gabinetto

Nel bagno del mio ufficio c'è un crocifisso appeso al muro.

Sono lì seduto di fronte a lui, nei miei cinque minuti canonici di "riflessione" lavorativa, e lo guardo.
E' un simbolo particolare, decisamente. Credo non siano molte le religioni che hanno come simbolo la sofferenza, la morte del loro Dio.
Ricordo una frase che mi è rimasta in testa fin da piccolo "Gesù è morto per noi, per la nostra salvezza". Non capivo bene il senso di quella frase, ma l'effetto immediato era uno: senso di colpa. Vedevo la faccia di Gesù sofferente e mi sembrava che dicesse "Guarda cosa mi tocca fare per te!"

Col tempo ho sentito parlare di sofferenza come qualcosa di positivo, come qualcosa di costruttivo: a patto che fosse una sofferenza volontaria e cosciente. Ma in quel caso si trattava dello sforzo di cambiare le vecchie abitudini, gli schemi mentali, di combattere contro quelle parti di me che mi allontanano dalla felicità: la sofferenza del cambiare.

Guardo ancora il crocifisso: adesso sembra aver cambiato volto. Sembra dire: "Fai come me! Molla tutto quello che non serve e la sofferenza si trasformerà in nuova vita". La resurrezione.

"Liberiamoci del superfluo!". Tiro lo sciacquone e sorrido.

Alla fine mi sento più leggero, perchè giù nello scarico c'è andata anche un po' di sofferenza.

Buona vita

Federico